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mercoledì 9 luglio 2008

Chi ha ucciso Babbo Natale? (4)

- Il figlio della vittima! - annunciò De Simone.

- Lo faccia entrare! - ordinò Gregorio.

Giovanni Guida fece il suo ingresso, accompagnato dall'agente De Simone. Era un uomo sui quarantacinque, che di suo padre aveva solo un'incipiente calvizie e null'altro. Non l'altezza né l'aspetto d'uomo gioviale. Gregorio non avrebbe saputo dire se il portamento composto di quell'uomo derivasse dal dolore per la morte del genitore o da un carattere freddo e distaccato o, magari, da entrambi i fattori.

- Condoglianze, signor Guida! - esclamò compunto il funzionario.

- Grazie! - rispose l'uomo.

Dopo averlo invitato ad accomodarsi, Loiacono gli domandò se si sarebbe trattenuto a lungo a Bari.

- Non credo! - rispose Giovanni. - Penso che mi occuperò soltanto dei funerali e ritornerò a Milano. L'azienda, in questo momento, ha bisogno di me.

- Capisco! - esclamò il commissario. - Non si prenderà cura di ciò che le ha lasciato suo padre?

Il funzionario aveva fatto quella domanda per sondare il terreno dei rapporti che intercorrevano tra il defunto e suo figlio. Sapeva che la reazione di quell'uomo pur freddo sarebbe stata, probabilmente, violenta. L'uomo sorrise - d'un sorriso evidentemente amaro - ma, calmo, rispose:

- Mio padre non possedeva molto. Del trasferimento a Milano del suo conto si occuperà la mia banca di fiducia; dell'abitazione, invece… beh, credo che sappiate già che non è mia!

Il vecchio, dunque, non aveva cambiato idea. La villa sarebbe diventata davvero della Rinaldi. Se, allora, il Guida fosse stato ucciso dalla colf, il movente era sicuramente un altro.

- Che cosa pensa della signorina Rinaldi? - domandò il commissario per sondare quel nuovo terreno.

- A dire la verità, non mi è mai piaciuta! Secondo me, era con mio padre solo per interesse. La colf, la "cara Rosina… (sorrise amaro) Vuol sapere una cosa, signor commissario? Io credo che mio padre sia stato ucciso da lei!

- Interessante! - esclamò il commissario. - E in base a che cosa lei l'accusa? Questa donna, dopo tutto, è stata largamente beneficata da suo padre…

- A volte, l'ingratitudine umana non ha limiti, signor commissario!

Loiacono annuì.

- Mi sembra che costei fosse una specie di trovatella… - continuò l'uomo. - Mio padre, a volte, era troppo ingenuo!

- Signor Guida, quali erano i suoi rapporti con la vittima? La signorina Rinaldi ha affermato che non vi vedevate spesso.

- Sì, è vero! - confermò Giovanni. - Ma questo non significa che non l'amassi.

- Oh, certo! - approvò il commissario.

La conversazione fu interrotta da una telefonata.
Dall'altro capo l'analista, che aveva rilevato le impronte digitali sulla banconota trovata da Gregorio, annunciò che si poteva affermare con una certa sicurezza che il biglietto, pur essendo passato naturalmente da varie mani, tuttavia mostrava impronte di mani grandi e robuste, che avevano toccato la banconota molto recentemente. Il commissario, riattaccato il ricevitore, congedò Giovanni e, dopo una pausa di riflessione, domandò al suo collaboratore, il fido De Simone, che cosa pensava di lui.

- Un po' freddo e distaccato, ma non lo credo capace di uccidere! Se l'è presa, credo, un po' troppo con la Rinaldi. Credere quella donna una profittatrice…

- E, forse, non ha tutti i torti, caro De Simone! - esclamò il commissario. - La banconota da cento trovata sul luogo del delitto mostra di essere stata recentemente toccata da mani grandi. Ritengo opportuno avere un colloquio a quattr'occhi con la Rinaldi.

- Sospetta di lei?

- Sì! Voglio dare un'occhiata alle mani della nostra amica. Se coincideranno con la descrizione fattami dalla Scientifica, allora…

- E il movente quale sarebbe?

- Per il momento, non lo so ancora! Ci sono, però, vari elementi che ancora non quadrano. Per esempio, perché ha mentito quando le ho domandato se fosse sparito qualcosa? E perché la somma di denaro, di cui faceva parte questa banconota, si trovava in casa, per così dire, incustodita? Perché, poi, non ha voluto informare dell'accaduto il figlio della vittima?

- A quest'ultima domanda ha risposto la Rinaldi stessa!

- Credi a quella storia?

- Ne abbiamo avuto conferma or ora!

- Io, però, avanzerei un'altra ipotesi: la nostra amica non ha parlato con il figlio del defunto, perché ha provato un senso di paura! - concluse Loiacono.

- Paura? - domandò incuriosito De Simone.

- Certo! Paura che le sfuggisse qualche particolare!

- Lei, dunque, è convinto che la Rinaldi nasconda qualcosa?

- Lo appureremo subito!

Il commissario e l'agente, lasciata la questura, in auto si diressero alla villa. Loiacono bussò. Nell'attesa che la donna aprisse, guardava con indifferenza un punto del pavimento. Ad un tratto, la sua attenzione fu attratta da una serie di impronte. Erano molto confuse: alcune sembravano andare in direzione della casa, altre si volgevano verso l'esterno; alcune erano più nitide, altre più leggere o appena accennate. Tutte, però, avevano una caratteristica comune.

- Impronte di scarpe maschili! - mormorò.

- Che cosa dice? - domandò De Simone.

- Guarda queste orme! Non sono femminili e non possono essere della vittima: un uomo raffinato, come sembra essere stato il Guida, non può aver avuto delle scarpe così orrendamente sporche… e, poi, che confusione! Sembra che chi ha lasciato queste impronte sia stato morso dalla tarantola!

- Sbuca una terza figura, dunque?

- Credo di sì!

Rosina aprì la porta e i due poliziotti entrarono. Loiacono notò che le orme continuavano in casa. La donna, evidentemente, non se n'era accorta. Gregorio si confermò nel proposito di vedere l'interno della villa all'insaputa di lei. Non sapeva ancora come avrebbe fatto, ma l'oc-casione propizia si sarebbe senz'altro presentata.

- Ha del tempo da dedicarci, signorina Rinaldi?

- Non molto, in realtà! Tra dieci minuti dovrò uscire!

- Oh, sono sufficienti! Ho solo bisogno di un piccolo chiarimento! - esclamò Gregorio, guardando le mani della donna.

Presa l'ormai famosa banconota, soggiunse:

- Ho trovato questa banconota vicino al cadavere. Non credo che l'avesse addosso la vittima e che l'abbia perduta cadendo: era troppo lontana dal corpo e quella notte non c'era vento, che potrebbe averla spostata. Inoltre, abbiamo trovato sulla banconota numerose impronte e…

- Mi sembra che sia normale! - esclamò la donna.

- E, infatti, è normale, - continuò il commissario, - ma, fra le tante impronte, sono state trovate impronte di mani grandi e robuste…

- E con questo? - domandò Rosina, visibilmente nervosa.

- Lei ha mani eccezionalmente grandi!

- Che cosa sta cercando di dirmi? - domandò Rosina.

- Dov'era lei la notte del delitto fra le ventitré e la mezzanotte?

- Ero al Bar-Pizzeria del Lungomare a festeggiare il mio compleanno.

- C'è qualcuno che può testimoniarlo?

- Certo! Il barista, un garzone e i miei amici!

- Verificheremo! - esclamò il commissario. - Mi dia i nomi e gli indirizzi dei suoi amici!

Avuta la lista, Loiacono e De Simone uscirono, lasciando Rosina assai turbata. Il cerchio le si stava stringendo attorno. Gregorio incaricò l'agente di verificare il suo alibi, mentre egli avrebbe dato un'occhiata alla casa, appena Rosina fosse uscita. Era palese che la proprietaria delle impronte sulla banconota fosse la colf.

Si appostò dietro una siepe e attese che la Rinaldi uscisse. Dopo qualche minuto, venne a prenderla un giovane sui trent'anni con la barba scura, su una moto di grossa cilindrata.

- Ah! - fece il commissario, avendo riconosciuto, nella persona del giovane, Claudio Mola, un pregiudicato arrestato più volte per contrabbando di sigarette e furti vari. -

C'è di mezzo il Mola: la cosa si sta facendo interessante!

Dopo che Rosina fu salita sulla moto, il suo accompagnatore partì. Loiacono, dunque, si trovò solo. Era il momento buono per esplorare la casa. Entrò da una finestra lasciata incautamente, e per fortuna di Gregorio, aperta.

Le stesse orme, presenti sull'uscio, sporcavano l'interno di tutto l'ingresso. Fortuna che la Rinaldi non si era accorta di questo particolare!

- Incredibile! - pensò Gregorio, fissando gli occhi sulle orme. - Il Mola è diventato un assassino! Ma cosa c'entrerà la Rinaldi?

Mentre faceva questa considerazione, accese la luce e seguì le orme, le quali, dopo aver percorso il corridoio (e, in questa direzione, erano piuttosto marcate, segno che colui che le aveva fatte procedeva con calma), entravano nella camera da letto. Sul pavimento non c'era più la benché minima traccia di fango. Perché? La donna aveva lavato il pavimento o l'assassino, resosi conto delle tracce, che andava disseminando, si era tolto le scarpe? Sarebbe stato impossibile scoprirlo! Non restava che perlustrare la camera. Gregorio vide il vecchio letto dei coniugi Guida. Notò che era disfatto e che il materasso aveva ancora la sagoma di due corpi. Pensò subito che il Mola potesse essere andato a convivere con la Rinaldi o che i due avessero passato la notte insieme. Essi avevano, comunque, una relazione. Gregorio dette uno sguardo complessivo intorno, ma credette che lì non ci fosse da scoprire nulla d'importante e pensò di uscire. Avrebbe atteso il rapporto di De Simone.

Questo caso gli risultava difficile. Aveva intuito la verità, ma non sapeva come provarla. Stava per lasciare la stanza, sconsolato e pensoso. L'unica speranza era, ormai, il rapporto, che gli avrebbe fatto l'agente, e quello che avrebbero detto quei testimoni. Se le loro dichiarazioni non avessero dato risultati positivi, il caso avrebbe anche potuto concludersi così, senza un colpevole o, meglio, con un colpevole impunito e una banconota perduta, tassello che non quadrava nel mosaico che il commissario aveva tentato di ricostruire.

Mentre era in preda a questi timori, camminando, inciampò in un lembo della coperta che pendeva da un lato del letto. Si chinò per riassettarla e, sotto il letto, accanto al comodino, vide qualcosa che sembrava un ritaglio di giornale. Lo raccolse. Era proprio un ritaglio di giornale. Lo lesse e, pieno di soddisfazione, gridò:

- Ecco la prova! Ora manca solo un piccolo dettaglio!

Si voltò verso il comò. Sopra di esso si trovava uno scrigno portagioie. Lo aprì. Vi trovò la collana di diamanti, che Rosina aveva portato dal viaggio in Francia.

- Favoloso! - commentò. - Lo credo bene: con tutti quei soldi!

Aprì tutti i tiretti del comò e li esaminò uno per uno, ma non trovò nulla. Pensieroso, si sedette. Si guardò attorno. Il suo sguardo si posò sull'armadio. Si rialzò. Andò ad aprirlo e vi trovò vari abiti, tailleurs e cappotti, tra cui il visone, che conosciamo. Frugò nelle tasche degli abiti e dei cappotti. Niente. Mise la mano nella tasca destra della pelliccia e… finalmente trovò qualcosa! Era un portadocumenti in pelle. Lo aprì e vi rovistò.

- Perfetto! Tutto quadra, adesso!

Gregorio aveva trovato nel portadocumenti il passaporto falso intestato a Luisa Soranna con un visto per l'Albania, una carta d'identità intestata alla stessa persona e un biglietto aereo di prima classe per due: destinazione Tirana, insieme a duecento euro. La notizia del ritaglio di giornale riguardava la scoperta, nella capitale albanese, di un grosso traffico di stupefacenti tra la mafia locale e la Sacra Corona Unita pugliese e il conseguente arresto di decine di persone. Gregorio pensò che proprio quell'arresto aveva rovinato la luna di miele dei due piccioncini. Ma il delitto? Chi l'aveva commesso? Chi l'aveva organizzato? E perché?

Avrebbe avuto bisogno di una conferma, ma aveva già formulato una sua ipotesi. Secondo lui, la donna avrebbe portato a casa una grossa somma di denaro e il vecchio si sarebbe insospettito e avrebbe parlato della cosa con la colf. In un modo o in un altro, i trafficanti sarebbero venuti a conoscenza che il vecchio sapeva. Avendo, dunque, avuto paura di una denuncia, l'avrebbero fatto fuori. Esecutore materiale del delitto sarebbe stato il Mola. L'assassino, dopo aver commesso il delitto, sarebbe entrato in casa e avrebbe ripreso il denaro custodito dalla Rinaldi. Non potendo più dedicarsi alla bella vita, poiché i loro corrispondenti albanesi erano stati arrestati, in questa fase, i due innamorati avrebbero pensato di riciclare quel denaro. O, forse, pensavano di partire ugualmente?

1 commento:

Giovanni Capotorto ha detto...

Ciao Rocco e complimenti per il il tuo blog e per il tuo avvincente racconto; non sono un appassionato del genere giallo, ma l'ho trovato comunque molto interessante...

Gianni Capotorto

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