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sabato 21 giugno 2008

Chi ha ucciso Babbo Natale ? (2)

Era una sera d'inizio novembre e in casa Rinaldi erano entrati due uomini, vestiti in modo piuttosto elegante, presentatisi come i proprietari di una piccola flotta di pescherecci alla ricerca di persone da imbarcare su una delle loro barche e avevano avuto il nome di Luigi Rinaldi come possibile membro dell'equipaggio.

Luigi, allettato da una paga assicurata e dall'alleggerimento della fatica, aveva accettato la proposta degli armatori e, qualche sera dopo, la "Stella dell'Adriatico" aveva preso il mare per la prima nottata di pesca, con un equipaggio di quindici marinai. Sebbene il guadagno non fosse grande, la fatica sempre la stessa, i disagi delle notti fredde non cambiassero mai, Luigi non si lamentava troppo della fortuna capitatagli.

Una sera, però, verso la fine di gennaio, un forte vento si era levato sul porto e il cielo all'orizzonte minacciava burrasca. Quella sera, quando, nonostante le cattive condizioni del tempo, il peschereccio salpò, Rosina provò una stretta al cuore, come il presentimento di qualcosa di spiacevole. Era restia a lasciare il porto, cosicché, dopo la partenza del genitore, invece di dirigersi verso casa, nei pressi della cattedrale, in uno stretto vicolo di fronte all'antico castello normanno-svevo, s'incamminò in direzione del Lungomare Nazario Sauro, in una passeggiata senza meta, e, intanto, guardava alternativamente ora il cielo, sempre più nero, ora il mare, sempre più agitato, fino a quando cominciarono a cadere le prime gocce di pioggia. Anche il vento, adesso, soffiava più forte e Rosina decise di rincasare, ma, poiché non era in vena di trascorrere quella notte nella solitudine, decise di raggiungere la casa di una zia di suo padre. Le aprì la porta la cugina Chiara.

Pioveva a dirotto, ormai, e la nostra era tutta bagnata. Il freddo l'era penetrato fin nelle ossa. Ebbe soltanto la forza di dire che non avrebbe voluto trascorrere quella notte da sola, poi svenne. Dopo una notte di delirio, volle ritornare a casa molto presto; la cugina non era riuscita a convincerla perché rimanesse con lei: dovette seguirla.
Una telefonata. La Capitaneria di Porto cercava la signorina Rosa Rinaldi per comunicazioni riguardanti il motopeschereccio chiamato "Stella dell'Adriatico".

La ragazza pensò subito che fosse accaduto qualcosa a suo padre. Col cuore in gola, accompagnata da Chiara, uscì di casa.

L'anticamera dell'ufficio del comandante brulicava di gente. Tutti, a gruppi di due, di tre o anche di più, parlavano della tempesta di quella notte. Rosina fu chiamata da un comune nella stanza dell'ufficiale. Le tremavano le gambe, la vista si era annebbiata e non distingueva ciò che le si parava innanzi. Come in un sogno, si trovò davanti a una scrivania e l'uomo in divisa le domandò se sulla "Stella dell'Adriatico" fosse imbarcato qualcuno dei suoi.

- Mio padre, Luigi Rinaldi! - rispose la ragazza.

Il comandante le rivelò che la "Stella dell'Adriatico" era incappata nella tempesta e aveva fatto naufragio. I superstiti, due mozzi di Molfetta, avevano riferito che erano partiti in quindici, ma i corpi ripescati erano undici. Il Rinaldi e un altro, dunque, risultavano dispersi. Le ricerche erano ancora in pieno svolgimento, ma ormai si disperava di ritrovarli.

Rosina non ebbe parola. Era troppo attanagliata dal dolore. Non udì neppure la promessa dell'ufficiale, che l'avrebbe riconvocata, se avesse avuto qualche segnalazione. Da quel giorno, tutte le mattine, si recava al porto l'ora in cui suo padre usava ritornare, nella vana speranza che, un giorno o l'altro, l'avrebbe rivisto davanti a sé, novello Ulisse di ritorno nella sua patria.

La prozia, intanto, le aveva trovato un lavoro come colf da una sua amica, che la faceva sgobbare da mane a sera con ogni sorta d'incombenze.

In una calda mattina di marzo, la ragazza si era recata al porto, com'era suo solito. Era più abbattuta delle altre mattine, perché il giorno precedente aveva avuto un battibecco con la padrona e, in un momento di follia, si era licenziata. Dopo aver sostato davanti al molo per una mezz'ora circa, decise di fare una "passeggiata" verso il lungomare. Camminò per un centinaio di metri. Si fermò e, affacciata al parapetto, guardava il mare, mosso da una leggera brezza. In lontananza, quasi all'orizzonte, si stagliava la scura sagoma di un'imbarcazione (un peschereccio? Un traghetto? Una nave da crociera?). La ragazza abbassò gli occhi. Lacrime a lungo represse le rigavano il viso. Pensava a suo padre, che - ormai ne era sicura - non avrebbe più rivisto, e compiangeva se stessa: quale vita avrebbe vissuto adesso che aveva perduto anche l'occasione di racimolare quel po' di denaro, che le sarebbe bastato per costruirsi un'esistenza almeno dignitosa? Volse lo sguardo. Accanto a lei si era fermato un uomo sulla cinquantina, che, come lei, guardava il mare. La vista di quell'uomo fermò i suoi pensieri. Aveva come la sensazione che potesse indovinare ciò che aveva nel cuore. Lo fissò con una certa curiosità.

- È mosso oggi! - esclamò l'uomo, alludendo al mare.

- Già! - concordò la ragazza con gli occhi arrossati dalle lacrime.

- Ma lei sta piangendo! Che cos'ha? Posso aiutarla?

- Non credo! - rispose la ragazza, soffiandosi il naso. - Non credo!

L'uomo, scusandosi dell'intromissione, si presentò dicendo che anch'egli era lì per sfogarsi dopo una lite avuta con la moglie per "il fastidio che le dava".

- Fastidio? - domandò la ragazza.

L'uomo sorrise.

- Sono da poco in pensione e non riesco a stare, come si dice da noi, con le mani in mano e per questo dice che le do fastidio! - spiegò.

- Ah, capisco! - fece Rosina, sforzandosi di sorridere.

Dopo che la ragazza gli ebbe raccontato i suoi guai, l'uomo la invitò ad andare a trovarlo nella propria casa, promettendole un nuovo lavoro.

Trascorsero, così, diversi anni. La ragazza divenne la "cara Rosina" e l'uomo non le faceva mancare nulla.

Quando morì sua moglie, "Babbo Natale", superando il dolore, pensò di prenderla con sé e di tenerla come una figlia. Aveva pensato, persino, di lasciarle in eredità la sua casa, dato che il figlio aveva preferito "fare il signore" a Milano e non lo degnava di particolari attenzioni. E Rosina prese a volergli bene come a suo padre.

Col tempo, però, qualcosa cambiò.

Una sera, la ragazza rincasò rabbuiata e, senza dir parola, preparò la cena, ma lei non mangiò nulla.

- Rosina, che cosa ti succede? - le domandò "Babbo Natale". - Non stai bene?

La ragazza rispose con un'alzata di spalle. Il vecchio, per non sembrare invadente, non insistette.

Trascorrevano i giorni e la ragazza si mostrava sempre più taciturna e, cosa che peraltro impressionò il vecchio, aveva cominciato a fare sfoggio di un certo benessere, che rasentava la ricchezza.

- Ehm, - fece, vedendola un giorno rincasare con una collana di perle al collo, - qui c'è sotto qualcosa…

- Che cosa vuoi dire? - domandò Rosina.

- … o, meglio, qualcuno! - continuò il vecchio. - Sei innamorata?

La ragazza sorrise, ma non rispose.

Qualche giorno dopo, Rosina gli chiese il permesso di intraprendere un viaggio. Sarebbe stata fuori una quindicina di giorni.

- Dove vuoi andare e con chi? Giacché immagino che non ci vai mica sola!

- È una sorpresa! - gli aveva risposto Rosina.

Il vecchio desistette. La ragazza, quindi, partì. Ogni sera telefonava al suo benefattore e, poiché la sua voce manifestava felicità, l'uomo ne era contento.

Il ritorno. Rosina era tutta raggiante. Era abbigliata come una gran signora. Al collo, portava una superba collana di diamanti e aveva in testa un vezzoso cappellino di velluto. Al vecchio benefattore aveva portato un nuovo bastone da passeggio: un oggetto davvero pregiato, fatto di legno di bambù con un pomo di avorio lavorato a mano.

- Dove sei stata? - domandò "Babbo Natale".

- In giro per la Francia! - rispose Rosina con la stessa indifferenza che se avesse detto di essere stata in città a far compere.

- È ricco questo tuo amico!

La ragazza sorrise.

Qualche tempo dopo, Rosina avanzò una strana richiesta: le servivano cinquemila euro

- Che cosa te ne devi fare di cinquemila euro?

- Mi servono assolutamente!

- Subito?

- Non puoi darmeli?

- Ma certo che posso darteli! Devi solo attendere che vada in banca!

- E te li daranno subito?

- Subito non credo, ma spero di averli quanto prima!

Giorni dopo, i soldi furono pronti.

- Io, però, voglio sapere cosa ne devi fare! - esclamò.

- Un giorno, forse, lo saprai! - rispose Rosina, con aria di mistero.

Quella risposta, data così, mise in agitazione il vecchio. Che cosa c'era sotto? Era troppo sospettoso o la "cara Rosina" era caduta nelle mani di gente poco raccomandabile? Doveva vederci chiaro! L'occasione gli si presentò presto. Una sera, Rosina rincasò più tardi del solito, preparò la cena per sé e per il vecchio e, fatta una doccia, si cambiò d'abito e uscì nuovamente, dicendo che sarebbe ritornata molto tardi. Rimasto solo, il Guida andò nella camera della ragazza. Sul letto, vicino all'abito, che lei aveva indossato in precedenza, un tailleur rosa perlato, lasciato senza cura, si trovava una grossa borsa da viaggio. "Babbo Natale" si accinse ad aprirla, ma ebbe una remora: era nel suo diritto farlo? Quell'azione non era certo corretta, ma egli si sentì in dovere di intervenire. Quella ragazza, che egli amava come una figlia, poteva trovarsi nei guai. Si accinse, dunque, ad aprire la borsa. Quale fu il suo stupore nel vederne il contenuto, è facile immaginarsi! La borsa era piena di soldi in banconote di grosso e medio taglio. Li prese tutti e li contò. Diecimila euro! Com'erano finiti quei soldi nelle mani di Rosina? Aveva, forse, svaligiato una banca? Glieli aveva dato qualcuno? Rovistò ancora nella borsa e trovò un passaporto, intestato ad una tale Luisa Soranna, con la foto di una donna. Era proprio Rosina o qualcuna che le somigliava? Che mistero era questo? Era plausibile che Rosa Rinaldi si preparasse a fuggire all'estero, dopo aver commesso una rapina? Era possibile che avesse agito da sola? Il Guida non lo credette. Sicuramente dietro di lei c'era qualcun altro. E la risposta ai suoi dubbi arrivò subito. Dalla borsa emerse un ritaglio de "La Gazzetta del Mezzogiorno" di un mesetto prima con una certa notizia riguardante un noto pregiudicato barese. Il vecchio decise che avrebbe parlato con Rosina.

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