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mercoledì 24 maggio 2023

Dante, Manzoni, Verga e… Susanna Tamaro

È incredibile come, a volte, si intersecano fra loro eventi e parole, che valgono più di mille discorsi su come camminano gli uomini (e le donne, ça va sans dire!) in questo nostro tempo.


Non voglio essere inutilmente moralista né ciò che sto per dire lo ritiene necessario. Questa è semplicemente una riflessione, che mi porto dentro da tempo, e che, dopo quanto successo in questi ultimi giorni, ho deciso di sviluppare e di condividere con chi avrà la bontà di leggere e, perché no?, di esprimere il suo parere, anche se questo sarà lontano anni luce dal mio.

In questi ultimi giorni, al Salone del Libro di Torino, la scrittrice altoatesina Susanna Tamaro ha espresso un suo parere circa lo studio della letteratura nel nostro Paese, esprimendo un giudizio abbastanza comune: nelle scuole italiane, non bisognerebbe più far leggere ai nostri ragazzi Verga per appassionarli alla lettura, ma autori, anche se non propriamente contemporanei, ma, letteralmente, "cose che fanno loro eco dentro".

Subito, dunque, tre spunti di riflessione:



1) Perché cita Verga e non, che ne so, Manzoni o il Foscolo dell'Ortis (per rimanere alla prosa)? Eppure il Padre del Verismo è uno dei romanzieri più "moderni" dell'Ottocento (e uno dei primi del Novecento). Sarà, forse, perché, per sua stessa ammissione, alla Nostra non piaceva?

2) Che cosa significa "cose che fanno loro eco dentro"? Non è l'insegnante a dover suscitare quell'eco? Come si può pretendere che dei ragazzi o dei giovani abbiano già un'eco dentro?

3) Questi "illuminati" del pensiero contemporaneo quale idea hanno della scuola e delle materie, che si insegnano? Cosa li guida? Forse solo il marketing.

Ma dicevo la concatenazione degli eventi.

Il giorno 22 maggio 1873 (giusto 150 anni fa) moriva Alessandro Manzoni e, proprio in occasione della ricorrenza, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli rendeva omaggio con una corona sulla tomba al cimitero monumentale di Milano e con un discorso quanto mai appropriato.

Dunque:


1) l'anno scorso i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri con grandi celebrazioni e, perfino, con una Esortazione Apostolica di Papa Francesco e l'istituzione di un "Dantedì" da celebrarsi il 25 marzo di ogni anno;

2) quest'anno i 150 del grande romanziere milanese (cui, purtroppo, non seguirà niente e, in realtà, una "perpetuazione" del suo ricordo l'avrebbe pur meritato, magari non legata a "I Promessi Sposi", romanzo usato e abusato e, forse, mai abbastanza compreso davvero, ma, molto più fruttuosamente, alla Storia e al senso che le diamo, visto che il Manzoni questo aspetto dello scibile umano l'ha studiato e spiegato e, a quanto sembra, noi non l'abbiamo abbastanza compreso).

L'uscita della Tamaro, dunque, mi sembra così fuori contesto da essere – o sembrare – addirittura scandalosa. Perché mai si dovrebbe sostituire Verga (ma è lecito leggere anche i nomi dei due citati sopra o ce l'ha solo con Verga?) con… con chi, poi? Chi "farebbe eco dentro" i ragazzi di oggi, tutti smartphone e tablet? Chi sceglierebbe i nuovi autori e le nuove opere? Perché, poi, la funzione della letteratura non è solamente quella di suscitare emozioni; certo, anche quello, ma è, soprattutto, suscitare passioni, generare consapevolezza, educare a ciò che siamo. In Dante, in Manzoni, in Verga, noi troviamo ciò che ci ha reso quello che siamo e impariamo a non perderlo. Ben venga, allora, che si studino i nostri contemporanei, ben venga che si studi "chi fa eco dentro i nostri giovani", ma, insieme a questi, continuiamo a conoscere anche chi ci ha dato quello che abbiamo e ci ha insegnato a non perderlo.

Il problema, piuttosto, sembra essere oggi come far comprendere ai nostri giovani – e, a quanto si è visto, anche ai meno giovani – che queste sono storie, che ci appartengono, perché, bisogna gridarlo dai tetti, il relativismo e il nichilismo delle nostre società ha reso questi argomenti assai obsoleti. È, quindi, sempre quello il problema: chiaramente, non è più possibile proporre la Divina Commedia, I Promessi Sposi, le novelle e i romanzi verghiani come venivano proposti a noi "del secolo scorso"; è chiaro che, forse, il discorso ex cathedra non funzionerebbe più perché oggi, a quello che sembra a un competente che vede le cose dall'esterno, la didattica nasce dal basso, ma è altrettanto vero che "i maestri" dovrebbero sempre e ancora proporsi come guide dei percorsi per far comprendere quale strada prendere, per condurre il pensiero ancora in formazione dei giovani e metterlo in guardia da sirene fuorvianti e malintesi sensi di modernità, che, invece, mirano solo a creare società meno consapevoli di sé per portarle non dove (ti) porta il cuore, ma dove portano le volontà distorte di chi – e, si badi bene, non è complottismo da quattro soldi – desidera che la società futura sia solo una società di automi a servizio di un potere di sempre meno individui senza né passato e, ovviamente, con poche idee di ciò che potrebbe essere il suo futuro.

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