Con
il nuovo Anno Liturgico mi è piaciuto aprire una nuova rubrica, che presto sarà
una pagina nuova di questo blog. Si chiamerà «Una Parola per te» e avrà
contenuto espressamente cattolico. Settimanalmente, a cadenza fissa, cercherò
di occuparmi delle Letture della Santa Messa domenicale; sporadicamente, in
specifiche occasioni, si potranno leggere biografie di Santi, di cui ricorre la
memoria, commenti e pareri su notizie riguardanti il mondo cattolico e la vita
della Chiesa, il Papa, la politica ecc. È, o vorrebbe essere (lo direte voi
lettori, man mano che l'idea si sviluppa, se ci sono riuscito), un modo
personale per rispondere all'invito degli ultimi Pontefici a diffondere il
Vangelo anche con gli strumenti della tecnologia contemporanea. In attesa della
modifica definitiva, vi propongo le Letture e la riflessione della Prima
domenica di Avvento.
Vostro
nel Signore
Rocco
PRIMA
DOMENICA DI AVVENTO
PRIMA
LETTURA
Dal
Libro del Profeta Isaia (Is. 63,
16b-17, 19b; 64, 2-7)
Tu, Signore, sei nostro padre, da
sempre ti chiami nostro redentore.
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il
nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna
per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi!
Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non
attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì
parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un
Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a
quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco,
tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati
ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono
tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre
iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome,
nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il
tuo volto, ci avevi messo in balia della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che
ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.
SALMO
RESPONSORIALE (Dal Salmo 79 [80])
Rit.
Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte. Rit.
Sia la tua mano sull'uomo della tua
destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai
reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il
tuo nome. Rit.
SECONDA
LETTURA
Dalla
Prima Lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi (1Cor. 1, 3-9)
Fratelli,
grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie
continuamente al mio Dio per voi, al motivo della grazia di Dio che vi è stata
data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni,
quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita in voi così saldamente che
non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore
nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi fino alla fine, irreprensibili nel
giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete
stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.
VANGELO
Dal
Vangelo secondo Marco (Mc. 13, 33-37)
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate
attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo,
che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi
servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il
padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo
o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi
addormentati. Quello che dico a voi, lo
dico a tutti: vegliate!»
In questa prima domenica di Avvento, la
liturgia ci parla di due atteggiamenti che devono essere costanti nella vita:
la conversione e la vigilanza.
Di conversione parla la prima Lettura
tratta dal profeta Isaia o, per meglio dire, dal cosiddetto Trito Isaia, o
Terzo Isaia (l'Autore dei capp. 56-66 del libro), cioè, probabilmente, un
discepolo del Deutero Isaia (capp. 40-55) o Secondo Isaia o, addirittura, del
Proto Isaia, o Primo Isaia (capp. 1-39). Questi è il profeta del ritorno
dall'esilio babilonese in un contesto di ricostruzione non solo materiale e
politica (di questo si occuparono il governatore Neemia e il sacerdote Esdra, i
titolari degli omonimi libri biblici), ma soprattutto morale e religiosa. Per
ricominciare daccapo, il resto d'Israele, cioè coloro che fecero ritorno grazie
all'editto di Ciro (539 a. C.), aveva bisogno di conoscere ciò che era successo
e perché. Dopo il ritorno a Gerusalemme, esso doveva apparire sperduto e senza
reali speranze. È per questo che il profeta prorompe nell'esclamazione, che
troviamo all'inizio del brano, che la Chiesa ci fa leggere questa domenica: Se
tu squarciassi i cieli e scendessi, il tuo popolo vedrebbe veramente chi sei.
Avrebbe la migliore testimonianza della tua essenza di padre amoroso e
misericordioso. In realtà, da troppo tempo Dio non si manifestava più in modo
eclatante come nei tempi antichi per compiere azioni meravigliose per il suo
popolo. Il profeta, tuttavia, sa che Dio non abbandona mai i suoi figli e che,
quindi, qualcosa farà. Il fatto stesso che si è servito del pagano Ciro
dovrebbe far capire che Egli è il Signore della Storia e nelle Sue mani è il
destino di tutti gli uomini e di tutti i popoli. Ma il problema è un altro. Il
problema è il popolo. Non è Dio ad essersi allontanato dal popolo, ma
quest'ultimo ad essersi allontanato da Dio e quando ci si allontana da Dio, non
si capisce più niente, la Storia segue strade senza una meta precisa, ogni
nostro atto, anche quello fatto con le migliori intenzioni, risulta sporco,
inquinato. Allora, il problema è proprio questo allontanamento, questo
trascurare il Nome di Dio, questo non abbracciarlo e non averlo vicino. No, Lui
non si allontana. Ci nasconde solo il suo volto, ma continua ad esserci vicino.
E aspetta. Aspetta il nostro primo passo, il nostro ravvedimento o, forse, solo
il più piccolo riconoscimento della mancanza di risposta a questo suo desiderio
di riabbracciarci, solo il più piccolo sorgere nel cuore della consapevolezza
che la nostra libertà, i nostri atti, sono inficiati, sono come intrappolati,
in quella cosa sporca che si chiama "peccato". A fare il resto, poi,
ci penserà Lui. Come afferma San Paolo, infatti, Dio stesso, per mezzo di Gesù
Cristo, ha già fatto tutto. Attraverso Gesù, il Padre ci dona la Grazia per
poter camminare veramente e costantemente nelle sue vie. E le sue vie sono vie
d'incontro, vie di amore e di giustizia, vie di misericordia e di perdono, ma
anche vie di giudizio. E proprio questo, infatti, mi sembra il senso della
mini-parabola evangelica e dell'invito di Gesù a vegliare e a "fare
attenzione". Il fine della vita e della Storia è l'incontro con Lui, un
incontro che potrà essere di gioia o di afflizione. E sarà in eterno. Ecco,
dunque, perché bisogna vigilare, perché il Signore ci paragona a servi in
attesa del ritorno del padrone e sottoposti ad un portiere. Perché tutto vada bene,
perché i beni del padrone non siano violati, ma anche perché il sonno che ci
assale quando ci sembra che il padrone ritardi non sia pesante, ma anche questo
fecondo di attesa.
A
colloquio con il Signore
O Signore, il nostro è un tempo di attesa,
attesa per le cose più svariate, dalle meno importanti alle più necessarie: il
tempo che farà nel pomeriggio o il giorno dopo e che mi permetterà di vedere un
amico, un parente, avere la possibilità di giocare una partita di calcio,
andare al cinema…, attesa di un lavoro che non c'è ancora e l'incertezza del
futuro, attesa di vedere il frutto del lavoro e la concreta possibilità di
trasformarlo in amore dato e ricevuto in famiglia, attesa di buona salute
quando siamo malati, attesa di giustizia quando sembra che, intorno a noi,
tutto vada male…
Rendi feconde, Signore, queste attese con
la Tua presenza, accendi in noi la consapevolezza che, nelle Tue mani, niente
sarà perduto. Insegnaci a riempire le nostre attese di Te e del Tuo amore. Fa'
che le nostre attese non siano aride aspettative di indefinito, riempite solo
della nostra rabbia e del nostro peccato, ma che, al contrario, anelino
all'infinito.
AMEN
Nessun commento:
Posta un commento