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sabato 2 dicembre 2017

Prima domenica di Avvento



Con il nuovo Anno Liturgico mi è piaciuto aprire una nuova rubrica, che presto sarà una pagina nuova di questo blog. Si chiamerà «Una Parola per te» e avrà contenuto espressamente cattolico. Settimanalmente, a cadenza fissa, cercherò di occuparmi delle Letture della Santa Messa domenicale; sporadicamente, in specifiche occasioni, si potranno leggere biografie di Santi, di cui ricorre la memoria, commenti e pareri su notizie riguardanti il mondo cattolico e la vita della Chiesa, il Papa, la politica ecc. È, o vorrebbe essere (lo direte voi lettori, man mano che l'idea si sviluppa, se ci sono riuscito), un modo personale per rispondere all'invito degli ultimi Pontefici a diffondere il Vangelo anche con gli strumenti della tecnologia contemporanea. In attesa della modifica definitiva, vi propongo le Letture e la riflessione della Prima domenica di Avvento.
Vostro nel Signore
Rocco


PRIMA DOMENICA DI AVVENTO



PRIMA LETTURA
Dal Libro del Profeta Isaia (Is. 63, 16b-17, 19b; 64, 2-7)

Tu, Signore, sei nostro padre, da sempre ti chiami nostro redentore. Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema? Ritorna per amore dei tuoi servi, per amore delle tribù, tua eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi! Davanti a te sussulterebbero i monti. Quando tu compivi cose terribili che non attendevamo, tu scendesti e davanti a te sussultarono i monti. Mai si udì parlare da tempi lontani, orecchio non ha sentito, occhio non ha visto che un Dio, fuori di te, abbia fatto tanto per chi confida in lui. Tu vai incontro a quelli che praticano con gioia la giustizia e si ricordano delle tue vie. Ecco, tu sei adirato perché abbiamo peccato contro di te da lungo tempo e siamo stati ribelli. Siamo divenuti tutti come una cosa impura, e come panno immondo sono tutti i nostri atti di giustizia; tutti siamo avvizziti come foglie, le nostre iniquità ci hanno portato via come il vento. Nessuno invocava il tuo nome, nessuno si risvegliava per stringersi a te; perché tu avevi nascosto da noi il tuo volto, ci avevi messo in balia della nostra iniquità. Ma, Signore, tu sei nostro padre; noi siamo argilla e tu colui che ci plasma, tutti noi siamo opera delle tue mani.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 79 [80])
Rit. Signore, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Tu, pastore d'Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit.
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell'uomo che per te hai reso forte. Rit.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra,
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit.

SECONDA LETTURA
Dalla Prima Lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi (1Cor. 1, 3-9)

Fratelli, grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo! Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, al motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza. La testimonianza di Cristo si è stabilita in voi così saldamente che non manca più alcun carisma a voi, che aspettate la manifestazione del Signore nostro Gesù Cristo. Egli vi renderà saldi fino alla fine, irreprensibili nel giorno del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro.

VANGELO
Dal Vangelo secondo Marco (Mc. 13, 33-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»


In questa prima domenica di Avvento, la liturgia ci parla di due atteggiamenti che devono essere costanti nella vita: la conversione e la vigilanza.
Di conversione parla la prima Lettura tratta dal profeta Isaia o, per meglio dire, dal cosiddetto Trito Isaia, o Terzo Isaia (l'Autore dei capp. 56-66 del libro), cioè, probabilmente, un discepolo del Deutero Isaia (capp. 40-55) o Secondo Isaia o, addirittura, del Proto Isaia, o Primo Isaia (capp. 1-39). Questi è il profeta del ritorno dall'esilio babilonese in un contesto di ricostruzione non solo materiale e politica (di questo si occuparono il governatore Neemia e il sacerdote Esdra, i titolari degli omonimi libri biblici), ma soprattutto morale e religiosa. Per ricominciare daccapo, il resto d'Israele, cioè coloro che fecero ritorno grazie all'editto di Ciro (539 a. C.), aveva bisogno di conoscere ciò che era successo e perché. Dopo il ritorno a Gerusalemme, esso doveva apparire sperduto e senza reali speranze. È per questo che il profeta prorompe nell'esclamazione, che troviamo all'inizio del brano, che la Chiesa ci fa leggere questa domenica: Se tu squarciassi i cieli e scendessi, il tuo popolo vedrebbe veramente chi sei. Avrebbe la migliore testimonianza della tua essenza di padre amoroso e misericordioso. In realtà, da troppo tempo Dio non si manifestava più in modo eclatante come nei tempi antichi per compiere azioni meravigliose per il suo popolo. Il profeta, tuttavia, sa che Dio non abbandona mai i suoi figli e che, quindi, qualcosa farà. Il fatto stesso che si è servito del pagano Ciro dovrebbe far capire che Egli è il Signore della Storia e nelle Sue mani è il destino di tutti gli uomini e di tutti i popoli. Ma il problema è un altro. Il problema è il popolo. Non è Dio ad essersi allontanato dal popolo, ma quest'ultimo ad essersi allontanato da Dio e quando ci si allontana da Dio, non si capisce più niente, la Storia segue strade senza una meta precisa, ogni nostro atto, anche quello fatto con le migliori intenzioni, risulta sporco, inquinato. Allora, il problema è proprio questo allontanamento, questo trascurare il Nome di Dio, questo non abbracciarlo e non averlo vicino. No, Lui non si allontana. Ci nasconde solo il suo volto, ma continua ad esserci vicino. E aspetta. Aspetta il nostro primo passo, il nostro ravvedimento o, forse, solo il più piccolo riconoscimento della mancanza di risposta a questo suo desiderio di riabbracciarci, solo il più piccolo sorgere nel cuore della consapevolezza che la nostra libertà, i nostri atti, sono inficiati, sono come intrappolati, in quella cosa sporca che si chiama "peccato". A fare il resto, poi, ci penserà Lui. Come afferma San Paolo, infatti, Dio stesso, per mezzo di Gesù Cristo, ha già fatto tutto. Attraverso Gesù, il Padre ci dona la Grazia per poter camminare veramente e costantemente nelle sue vie. E le sue vie sono vie d'incontro, vie di amore e di giustizia, vie di misericordia e di perdono, ma anche vie di giudizio. E proprio questo, infatti, mi sembra il senso della mini-parabola evangelica e dell'invito di Gesù a vegliare e a "fare attenzione". Il fine della vita e della Storia è l'incontro con Lui, un incontro che potrà essere di gioia o di afflizione. E sarà in eterno. Ecco, dunque, perché bisogna vigilare, perché il Signore ci paragona a servi in attesa del ritorno del padrone e sottoposti ad un portiere. Perché tutto vada bene, perché i beni del padrone non siano violati, ma anche perché il sonno che ci assale quando ci sembra che il padrone ritardi non sia pesante, ma anche questo fecondo di attesa.

A colloquio con il Signore

O Signore, il nostro è un tempo di attesa, attesa per le cose più svariate, dalle meno importanti alle più necessarie: il tempo che farà nel pomeriggio o il giorno dopo e che mi permetterà di vedere un amico, un parente, avere la possibilità di giocare una partita di calcio, andare al cinema…, attesa di un lavoro che non c'è ancora e l'incertezza del futuro, attesa di vedere il frutto del lavoro e la concreta possibilità di trasformarlo in amore dato e ricevuto in famiglia, attesa di buona salute quando siamo malati, attesa di giustizia quando sembra che, intorno a noi, tutto vada male…
Rendi feconde, Signore, queste attese con la Tua presenza, accendi in noi la consapevolezza che, nelle Tue mani, niente sarà perduto. Insegnaci a riempire le nostre attese di Te e del Tuo amore. Fa' che le nostre attese non siano aride aspettative di indefinito, riempite solo della nostra rabbia e del nostro peccato, ma che, al contrario, anelino all'infinito.
AMEN

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