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martedì 8 agosto 2017

L'Europa, l'immigrazione e noi / 2^ parte



Immigrazione: il giro di boa?

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Quando si parla d'immigrazione, a me viene in mente la parabola di Gesù, che, credo, Benedetto XVI ebbe a chiamare più propriamente "Rivelazione", del Giudizio Universale (si tratta di Mt. 25, 31-46). Perché l'Amore che si identifica nei poveri di ogni specie non può sopportare un comportamento diverso dal Suo e permettere che si ghettizzino impunemente quelli che chiama "i suoi fratelli più piccoli" e che, per giunta, ciò avvenga proprio da parte di chi dice di volerlo seguire («Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.»; Mt. 7, 21). In realtà, però, dato che la situazione che sta vivendo il nostro mondo contemporaneo è piena di ingiustizie e, bisogna pur dirlo, di tenebre, mi sorge una domanda che, nel mio piccolo, giudico tremenda: quello che facciamo – e, soprattutto, come lo facciamo – corrisponde davvero a quanto ci chiede il Signore? È veramente un incontrare il fratello nel suo bisogno? O non, piuttosto, un modo per mettere al centro dell'azione noi stessi e il nostro "bisogno" di essere lodati dagli uomini? È un interrogativo che, oso dire, dovrebbe attanagliarci l'anima e costringerla a rispondere. Ne va, appunto, del nostro destino eterno. La nostra vita di cristiani del Ventunesimo secolo si lascia plasmare da Cristo e dall'insegnamento della Chiesa? O è tutto un voler arrogarci diritti, che non abbiamo? Siamo "limpidi e puri" come le colombe ("astuti come serpenti" lo siamo, e non come ci chiede il Signore) o, come i farisei, siamo "stoviglie pulite solo all'esterno" e "sepolcri imbiancati"?
Il mondo occidentale contemporaneo ama la liquidità (e non solo quella del denaro contante) e rifugge dalle "barriere" di regole ferme, che passare al di là delle quali si avrebbero danni molto seri ai singoli e alle stesse comunità, e, a mio avviso, per questo non riesce più a pensare alla religione come ad un insieme di regole, crede che queste limitino libertà conquistate a caro prezzo e bolla come "fondamentalisti" (vedi, a tale proposito, cosa disse l'allora cardinale Ratzinger nell'omelia della Messa "pro eligendo Pontifice, commentando il passo paolino proposto come seconda Lettura) tutti coloro che, viceversa, credono che non ci sia vera libertà senza legge e che, quindi, la Legge di Dio, la legge suprema che dovrebbe modellare tutto il nostro agire, sia il massimo delle catene. In realtà, dovremmo imparare che sono proprio questi no (no al male, no a tenere l'altro come oggetto e non come proprio simile e titolare degli stessi diritti, che si reclamano per sé) ad aver permesso la nascita delle nostre libertà occidentali.
Oggi, si fa un gran parlare della tradizione di accoglienza come valore proprio dell'Europa. Al sottoscritto viene un po' da ridere. Si tratta, infatti, di una forzata quadratura del cerchio per far accettare ai popoli della nuova Europa liquida le recenti ideologie globaliste, multietniche e multiculturali. L'Europa – ovvero il territorio, che oggi chiamiamo Europa, e i suoi abitanti – non è sempre stata accogliente. Anzi. Nei periodi di crisi ha sempre cercato di chiudersi. Castelli e monasteri sono tuttora presenti a dimostrarlo. I muri, reali o ideologici, che delimitano i confini fra territori e genti sono ben più antichi tanto del Muro di Berlino che dei muri che alcuni Stati stanno costruendo o hanno già costruito.
Per quanto riguarda l'odierna accoglienza e successiva (ed eventuale) integrazione di ondate di persone bisognose (e, mi si permetta di dirlo, non bisognose), va da sé che, cristianamente parlando, la pietà che destano deve trasformarsi in fare. Dal punto di vista ideologico e politico, invece, la questione richiede un tipo di intervento diverso, atto piuttosto ad arginare il fenomeno e a combattere ciò che lo permette.
Fino a non molto tempo fa, infatti, e lo si è visto abbondantemente, la politica "battagliava" sui temi, diciamo così, umanitari ed era divisa in due, con una sinistra sempre e comunque schierata per l'accoglienza ad oltranza e paladina di una società multietnica e, potremmo dire, multiculturale ("potremmo dire", perché la storia del significato dal punto di vista ideologico di questo aggettivo è ancora tutta da scrivere), e una destra costantemente impegnata a rintuzzare gli argomenti "buonisti", bollandoli come argomenti dettati da interessi puramente materiali e affaristici sempre più o meno collusi con corruttele varie. Fino a quando è scoppiata l'inchiesta cosiddetta "Mafia Capitale" ed usciva l'intercettazione in cui tale Salvatore Buzzi affermava che il business dei migranti rende più del traffico di droga, parole che innescarono una delle solite polemiche nelle quali la politica italiana è maestra, in cui i "l'avevamo detto" delle destre fioccavano e si mescolavano e cozzavano contro gli inviti a "distinguere" e a "non sparare nel mucchio" di sinistra e mondo cattolico (ne ha trattato anche il sottoscritto. Vedi qui, post del 19 gennaio 2015). Strano connubio questo fra sinistra e mondo cattolico! Che questa non sia "sinistra", ma "centro-sinistra" credo sia solo politicamente corretto. E sostenere che l'ideologia di sinistra è cambiata e non è più quella del PCI e dell'Impero Sovietico è solo un modo per abbindolare i gonzi. Sono – bisogna dirlo – le condizioni storiche cambiate, per cui le ideologie ritengono doversi adeguare. Si possono tranquillamente fare due esempi. Il Muro di Berlino, si dice, è crollato anche con la "collaborazione" del Santo Papa Giovanni Paolo II. È, secondo me, una verità parziale, perché le condizioni storiche affinché il blocco comunista cadesse si erano andate creando indipendentemente dall'azione di singole personalità e, vogliamo dirlo?, men che meno di colui che sedeva sul Sacro Soglio. Un altro esempio a conferma? Si è detto che, nel disgelo fra la Cuba castrista e gli USA di Obama, ci fosse la mano di Papa Francesco… Non vorrei essere irriverente, ma non credo: Obama e il Partito Democratico non ci sono più, il Líder Maximo è passato a miglior vita, Papa Francesco è ancora sul Soglio di S. Pietro (ad multos annos!), ma fra Cuba e gli States è tornato il gelo. Perché? Non saprei rispondere, ma credo scontato che la colpa non sia completamente dell'amministrazione Trump e delle nuove sanzioni. Il problema è che i muri, tutti i muri, anche quelli metaforici, cadono, ma il processo vuole il suo tempo. Gli uomini vogliono il loro tempo, le ideologie vi si adeguano. La Storia vuole il suo tempo. Per quanto sembri strano udirlo, essa non è un'entità astratta, essa cammina sulle gambe degli uomini… degli uomini, non di un solo individuo o di pochi eletti…
Dicevo sopra: strano questo connubio fra sinistra e mondo cattolico. Qui, non è il caso di allungare il brodo affrontando quest'altro tema, ma sarebbe interessante se, in questa disamina dei giorni nostri, fosse dato affrontarlo. La letteratura in merito è ampia… Chissà se prima o poi…
Mentre, dunque, risulta ovvio il motivo per cui il mondo cattolico è schierato dalla parte dell'accoglienza e dell'aiuto ai poveri, non vedo altrettanto chiaramente perché la parte che si definisce leader nel Paese e che, fra mille difficoltà, cerca di governarlo, sottovaluti caparbiamente un problema, che comunque c'è... e bontà sua che soltanto adesso sta cominciando a mormorare che non possiamo accogliere tutti.
Bisognerebbe riflettere su queste cose: pensando, ad esempio, a quanto la magistratura e il nuovo codice di regolamentazione per le ONG hanno permesso di portare a galla, viene spontanea una serie di domande: è giusto continuare a perseguire questa politica? E, per noi cattolici, è giusto continuare a far finta di non vedere che davanti ai poveri sono messi tanti, troppi interessi, che nulla hanno a che vedere con l'amore, ma che molto hanno da spartire con il denaro, la corruzione, il malaffare e l'ideologia? È giusto continuare a ignorare (perché, purtroppo, il più delle volte si tratta di questo) che questo darsi da fare per spopolare territori che, si dice, per molte ragioni, prima o poi, saranno invivibili non ha altri motivi che la costruzione di una società multi… tutto e, con il tempo, una società multi… niente?

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