«Io penso che l’Europa o ridiventerà
cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura
del niente”, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo
vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento
dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di
verità. Questa “cultura del niente” (sorretta dall’edonismo e dalla
insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all’assalto ideologico
dell’islam che non mancherà: solo la riscoperta dell’avvenimento cristiano come
unica salvezza per l’uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell’antica
anima dell’Europa - potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile
confronto».
Giacomo Card. Biffi (1928-2015)
Di fronte all’ennesima
tragedia di origine islamica, che ha colpito la Francia, questa volta nel
giorno della sua Festa Nazionale, cioè nel giorno che dovrebbe rimarcare
l’identità repubblicana e riunire tutti i Francesi che si riconoscono nel
tricolore blu, bianco e rosso, non credo dover esserci più parole. Mi ritengo
un buon cattolico (ancora in cammino, per carità!) praticante e, come tale,
attento alle necessità dei fratelli (attivo nella Caritas); qualche volta, sia
sui social network sia “dal vivo”, ho sostenuto la necessità dell’accoglienza
in chiave di obbedienza alle parole di Gesù, che si identifica nei fratelli più
poveri e che ci giudicherà in base alla carità e non ad altro. E qualche volta
ho anche litigato. Tutto ciò, ovviamente, non lo rinnego – ci mancherebbe! –, ma
quanto stiamo vivendo, e l’abbondanza di notizie e dietrologie circa movimenti
di “certe manine” (e di certi ben noti grembiulini) dietro l’agire di questo o
quel politico e questa o quella decisione dell’ONU o dell’UE, notizie che è possibile
trovare in Internet e su cui, per questione di spazio, non mi dilungo (ma spero
di spendere qualche post, prima o poi), permettono di scoprire una realtà sommersa
a dir poco aberrante, che ci porta a credere alla possibilità che chi finora
era tacciato di razzismo quando parlava di protezione, anche innalzando muri,
non avesse, poi, tutti i torti. Credo arrivato davvero il momento di lasciar
perdere le belle parole del politicamente corretto e di darci da fare tutti
insieme per fermare una deriva pericolosa per tutti noi, che con fatica abbiamo
costruito davvero la possibilità di vivere insieme pacificamente, gettando
veramente ponti (metaforici e reali) che hanno permesso l’unione di più popoli.
E ciò non è stato fatto “con la spada”, come qualcuno vuole farci credere, ma
con la cultura, con le leggi e con la Fede. Anzi, partirei proprio dalla Fede,
perché è stato proprio il credere di uomini e donne che non tutto finiva
nell’angusto spazio di questa Terra troppo piccola per accogliere grandi speranze
che ha permesso la costruzione di una civiltà, che a buon diritto possiamo
gloriarci di chiamare “civiltà dell’amore”. E ciò, certamente, è avvenuto non
senza versare sangue. Ma questo era nel conto. Qui, mi sorge il timore di
scandalizzare qualche benpensante: la violenza – certamente sempre da
condannare –, frutto di egoismi e di invidie, in un certo senso e in certi
modi, fa parte della passione, intesa come ricerca e perseguimento maniacali di un'idea.
Ma i simpatizzanti del
politicamente corretto chiamano tutto questo razzismo. Razzismo, cioè odio
verso tutte le manifestazioni del diverso (guarda la definizione che del
sostantivo dà il Vocabolario Treccani).
Ma è razzismo credere
nella possibilità di difenderci con ogni mezzo da chi, è conclamato, ha in odio
noi (“i miscredenti” e “gli infedeli”) e la nostra civiltà? Perché, poi, il
discorso è proprio questo. Sia che si tratti di quel gruppo umano che, con le
sue varie sigle, abbiamo inserito sotto il comune nome di “terrorismo
islamista” sia che si tratti delle pretese del cosiddetto “Islam moderato”,
abbiamo deciso che non bisogna rispondere più di tanto a questi “compagni che
sbagliano” (come dicevano delle BR i comunisti degli anni Settanta / Ottanta).
È veramente razzismo proteggere, almeno proteggere, se non siamo più capaci di
far avanzare, quella civiltà e quei costumi basati sulla parola del Dio-Uomo,
che ci ha espressamente comandato di andare in tutto il mondo e di battezzare,
nel Nome di quella Trinità che è la Sua profonda essenza? Sì, a quanto pare è
razzismo! È razzismo, perché “tutte le Divinità”, come tutti gli uomini, devono
essere uguali e il Dio che conquista il mondo con la sottomissione e la spada è
uguale al Dio che, per conquistarci, si sottomette Lui Stesso a noi e muore Lui
stesso nel modo più obbrobrioso, modo in cui ancora oggi qualcuno uccide, nel
silenzio generale, i Suoi figli, che vogliono essergli fedeli.
È vero, la violenza non
è bella e un cristiano dovrebbe starne lontano e, al contrario, darsi da fare
per rimuoverne le cause e, così, creare davvero la possibilità di una vita
veramente degna dell’uomo, di tutti gli uomini. Ma non è, forse, vero che anche
il Catechismo della Chiesa Cattolica (§§ 2263-2267, pag. 604) permette la legittima
difesa fino alla soppressione fisica del reo, quando non ci sono altri mezzi
per proteggere la comunità e, soprattutto, quando l’uccisione del reo non sia
pena sproporzionata alla sua colpa? E ciò non è un pensiero “moderno”, ma
risale addirittura all’insegnamento di S. Tommaso d’Aquino (cfr. note ai
paragrafi sopra citati).
Non sono un esperto di
geopolitica o di diplomazia internazionale per valutare l’equità di una guerra
contro l’Isis o Daesh, che dir si voglia, ma credo di poter dire che, se ci
teniamo a difendere la nostra civiltà e le nostre conquiste e se non vogliamo permettere
che arretrino di fronte alla forza di queste “spinte esterne”, dovremmo anche
pensare senza troppo schifo che il ripristino dei confini nazionali e il loro
severo controllo – se la costruzione dei muri e dei fili spinati la si ritiene
troppo immorale – e il diniego di fronte alla continua richiesta di moschee e
centri islamici siano il minimo per garantirci la libertà e la sopravvivenza.
O, forse, no? Perché
Gesù ci ha detto, senza “se” e senza “ma”, di amare i nostri nemici e, se non
vogliamo fare di Lui un bugiardo, dobbiamo accettare il suo Vangelo
integralmente e sottoporre la nostra logica e il nostro modo di vivere alla sua
luce e alla sua logica, che è quella dell’insegnamento, quella parola che
salva, che da quel tragico 1789,
sembra aver perduto la Sua forza dirompente, e
la testimonianza di quelle Virtù Teologali (Fede, Speranza e Carità), che sono
state la vera base della costruzione della nostra Europa.
Presa della Bastiglia. Olio su tela di Jean-Pierre Houel (1789) |
In ogni caso,
l’amarezza e il dolore per una civiltà decadente e stanca di sé rimangono. Ma,
interroghiamoci, queste sensazioni non derivano, forse, dalla consapevolezza di
non averle sapute difendere meglio, quella libertà, quell’uguaglianza e quella
fratellanza, che, in fondo, sono valori insegnati dallo stesso Gesù?
Crocifissione. Olio su tela di Gianbattista Tiepolo (1745-1750) |
Allora siamo ad un
bivio, la nostra civiltà è ad un bivio: o chi ha la possibilità di farlo –
parlo dei politici e, soprattutto, dei politici cristiani – si allontani dalle
chiacchiere vuote e dalla corsa allo svuotamento collettivo dei valori e faccia
funzionare il cervello per creare vere condizioni di libertà e di uguaglianza
(per tutti, perché non è concepibile una guerra fra poveri, nella situazione
odierna) o, davvero, potremo dire che la nostra civiltà, il nostro desiderio di uguaglianza, sono stati soltanto un bellissimo sogno. E la nuova Europa sarà l'amaro risveglio.
Noi (mi metto anch’io,
indegnamente), professionisti della parola e creatori di Cultura, non possiamo
fare altro che essere guide in questo processo. E, se credenti, pregare.
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