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mercoledì 20 marzo 2013

Che cos'è il 19 marzo.

http://www.repubblica.it/rubriche/parla-con-lei/2013/03/19/news/il_19_marzo_la_festa_delle_famiglie_diverse-54919130/?ref=HREC2-13 

Sono rimasto scioccato questa mattina dall'articolo di Repubblica.it, di cui sopra il link, un articolo che, questa volta, cade a pennello per un blog intitolato al caos. Avevo già letto il caso su Avvenire, dove si parlava di ribellione delle famiglie. La cancellazione della festa c'è stata ugualmente. Ma, dico io, dove siamo? E' giusto che, in nome delle "differenze", rinunciamo alle nostre (la maggioranza) identità? Ed è giusto chiamare in causa questo tipo di motivi per cancellare una tradizione? E' giusto mortificare la maggior parte dei bambini per richiamare l'attenzione su un problema che riguardi (ma lo riguarda davvero?) un bambino solo? A quest'ultima domanda sono sicuro che qualcuno potrà rispondere sempre con il solito ritornello, ripetuto nell'articolo in questione, del rispetto delle minoranze. Qui non si tratta di rispetto di una minoranza, ma di un qualcosa che va al di là. Mi sembra - e qualcuno mi corregga se sbaglio - che qui si voglia effettivamente fare un'operazione ideologica, se non esplicitamente politica. E questo, purtroppo, anche con la complicità di persone che vogliono definirsi cattolici. Sì, perché se l'omosessualità è cessata di essere un tabù non è tanto grazie al "coraggio" di quei pochi che difendono e promuovono questo diritto quanto piuttosto grazie al silenzio (non voglio dire "viltà" perché, per carità, non mi permetto di giudicare! So che è ben difficile oggi parlare di "certe cose") di tanti altri. Ma lasciamo perdere questo discorso che ci porterebbe su un terreno che non mi compete e che non conosco. Leggendo l'aricolo di Repubblica, oltre a colpirmi e, come dicevo, a scioccarmi, il tono trionfalistico con cui si "annuncia la grande conquista", mi sono rivolto qualche domanda, oltre a quelle evidentemente retoriche di cui sopra: 1) perché nessuno si è posto la domanda di come queste due donne abbiano illustrato la loro situazione al bambino senza traumatizzarlo (perché è indubbio che il bambino deve aver capito che il suo papà e la sua mamma non sono soltanto separati come oggi lo sono molte coppie. I bambini hanno un sesto senso molto più sviluppato di quello di noi adulti)? 2) Sanno tutti i protagonisti di questa storia assurda che cosa si festeggia realmente il 19 marzo? E, infine, 3) Se l'omosessualità è giudicata da costoro una normalità, in che senso queste cosiddette famiglie si possono autodefinirsi "diverse"?
Non mi si giudichi "omofobo". Non ho nessun preconcetto nei loro confronti (sono persone come tutte le altre e non possono nuocere a nessuno e chi fa loro del male deve essere punito esattamente come deve essere punito chi commette qualunque altro reato nei confronti di qualunque altra persona) né paura di loro ("fobia", come ognuno sa, significa paura). L'unica "paura", che destano, è quella di vedere la famiglia naturale fondata sul matrimonio naturale fra uomo e donna, l'unica "legittimata" alla procreazione e all'educazione dei figli, declassata ad optional.

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